Che voto danno i giovani a Garanzia Giovani? Uno (ma non nel senso di “primo”)

«Uno strumento in più che vogliamo dare al Ministro Poletti per gestire al meglio la Garanzia Giovani, tenendo conto delle istanze, dei suggerimenti, delle critiche di oltre 1.500 giovani che in queste settimane ci hanno raccontato la loro esperienza»: così la giornalista Eleonora Voltolina e il giuslavorista Michele Tiraboschi presentano i primi risultati del monitoraggio informale sulla Garanzia Giovani che la testata online Repubblica degli Stagisti e l’associazione ADAPT stanno portando avanti. Un questionario online, anonimo, attraverso cui tutti i giovani under 30 possono raccontare in maniera diretta il proprio contatto con l’iniziativa Garanzia Giovani.
 
Il questionario, online da metà ottobre, è stato già compilato da quasi 1.600 giovani: oggi – proprio in concomitanza con la conferenza stampa attraverso cui il Ministero del lavoro rende noti i primi dati sulla “fase due” del piano – Repubblica degli Stagisti e ADAPT diffondono i primi risultati parziali, elaborati sui primi 1.580 questionari ricevuti, e li mettono a disposizione del Ministro Poletti.
 
Il primo dato che colpisce è quello sull’età dei partecipanti al monitoraggio: circa il 70% infatti è nella fascia d’età 25-29 anni. È importante sottolineare questo perché l’estensione del piano europeo dai 25 ai 29 anni è stata una richiesta del governo italiano: i dati provano che se l’accesso fosse stato limitato agli under 25 le criticità di Garanzia Giovani sarebbero state ancora maggiori, a conferma del fatto che in Italia i giovani entrano troppo tardi nel mercato del lavoro e che non esiste un sistema di transizione scuola-lavoro così come presente nei Paesi dove la disoccupazione giovanile è bassa.
 
E cosa cercano i giovani italiani nella Garanzia Giovani? Essenzialmente una opportunità: molti (27%) dichiarano di aspettarsi di “trovare un lavoro”, fosse anche uno stage (34%). Esiste tuttavia un 14% di giovani “disillusi” che ammettono apertamente di non avere grandi aspettative.
 
Analizzando l’andamento del piano si nota come solo la metà degli iscritti (53,4%) abbia già svolto il primo colloquio – a conferma dei dati del Ministero che mostrano come i colloqui stiano procedendo più lentamente del previsto. Coloro che l’hanno effettuato hanno dovuto attendere in media due mesi dalla registrazione.
 
Nota dolente, però, il contenuto concreto di questi primi incontri: nella maggior parte dei casi i ragazzi segnalano di aver ricevuto solamente un generico riferimento a future offerte di lavoro o di stage (43,5%) o di non aver ottenuto “nulla di concreto” (40%). Molto più bassa, anche se degna di nota, la percentuale (11%) di coloro che si dichiarano soddisfatti delle informazioni ricevute durante il primo incontro di persona.
 

E poi? Poi poco, purtroppo. Dai primi risultati risulta che il terzo step, quello della effettiva presa in carico dei giovani da parte dei servizi per l’impiego con la famosa “garanzia” di una offerta concreta, è stato raggiunto davvero da pochissimi partecipanti. Solamente il 15,5% dei giovani che hanno sostenuto il primo colloquio è stato poi ricontattato successivamente dagli addetti dei servizi per all’impiego per l’effettivo «trattamento». C’è dunque un 85% che resta per ora “in freezer”, e dopo essersi iscritto e aver sottoscritto il patto di servizio attende con (più o meno) pazienza di essere richiamato per qualche proposta concreta.

Forse per questo il voto che i giovani danno all’iniziativa è così basso. Su una scala da 1 a 10, solo un giovane su cinque ha dato la sufficienza, cioè un voto pari o superiore a 6. La stragrande maggioranza delle valutazioni sta invece, purtroppo, al di sotto della soglia della sufficienza, con una netta maggioranza del voto più basso: ha infatti dato «1» oltre il 28% dei partecipanti. Giudizi dunque non lusinghieri, che devono servire al Ministero del lavoro e alle Regioni per ripensare in corsa l’iniziativa, rendendola più efficiente e più in grado di rispondere alle aspettative dei giovani italiani senza lavoro.
 

In ultimo, nel file che riporta nel dettaglio tutte le analisi dei dati, Repubblica degli Stagisti e ADAPT riportano anche alcuni estratti delle testimonianze dei giovani iscritti al piano. Si va dal giovane del Lazio che descrive l’esperienza come “completamente fallimentare” in quanto durante il colloquio gli è stato comunicato che “pochissime aziende avevano posti disponibili” ad esperienze positive: un giovane del Veneto racconta di uno stage iniziato grazie al piano mentre un’altra ragazza ha dovuto perfino rinunciare ad alcune offerte che erano giunte numerose.

I risultati, parziali, che oggi vengono presentati da Repubblica degli Stagisti e ADAPT sono stati raccolti anche grazie all’aiuto dei partner del sondaggio: Jobmeeting, Tesionline, l’Informagiovani del Comune di Venezia e quello di Parma, le associazioni Ugei, Amesci, Rena, Giovani Bruxelles, Soul, i sindacati Cisl Lombardia, Cisl Marche, Cgil Marche, Cgil Toscana.
 
Occasione per rinnovare l’invito a tutte le realtà che abbiano una rete attiva di giovani a diventare partner: in particolare sarebbe importante il coinvolgimento più attivo delle università, per la possibilità di inviare alle mailing-list dei loro laureati degli ultimi anni la notizia del monitoraggio, invitandoli a partecipare.
 
Nei prossimi mesi la consultazione proseguirà e soprattutto verranno ricontattati coloro che hanno sostenuto il sondaggio per verificare se l’iscrizione al piano ha portato o meno a dei risultati concreti in termini di occupabilità. Il monitoraggio prevede infatti un nuovo contatto dopo 2 mesi dalla compilazione del primo questionario e un ultimo contatto dopo altri 2 mesi, dando quindi la possibilità ai partecipanti di dar conto dei progressi dell’iter di Garanzia Giovani nell’arco dei 4 mesi “garantiti” dal piano.
 
In particolare alcune associazioni partner collaboreranno con Repubblica degli Stagisti e ADAPT nella messa a punto dei questionari di “recall”: per esempio Amesci darà il suo contributo per indagare l’efficacia dei percorsi di servizio civile inseriti in Garanzia Giovani.
 
In attesa dei prossimi risultati, l’auspicio di Voltolina e Tiraboschi è che «i numeri che oggi mettiamo a disposizione di tutti possano sensibilizzare ancor di più le istituzioni e l’opinione pubblica a non sprecare una occasione preziosa per la modernizzazione delle politiche attive italiane, e per non accrescere la sfiducia dei nostri giovani»
 

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Che voto danno i giovani a Garanzia Giovani? Uno (ma non nel senso di “primo”)