CCNL metalmeccanici, la comunicazione sindacale nella gincana delle tre crisi

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Bollettino speciale ADAPT 25 febbraio 2021, n. 1

 

Il 5 febbraio scorso è stata siglata l’ipotesi di rinnovo del CCNL metalmeccanica scaduto dal dicembre 2019, tra le rappresentanze datoriali di Federmeccanica e Assistal, e le organizzazioni dei lavoratori Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil. La firma è arrivata dopo 15 mesi di una difficile trattativa che partendo dalla stagnazione economica pre-pandemica ha attraversato l’insorgenza della crisi sanitari fino a trovare un accordo tra le parti sociali in concomitanza della crisi di governo che ha portato Mario Draghi alla Presidenza del Consiglio.  

 

Un segnale di fiducia lanciato dal mondo della metalmeccanica, per tradizione e per dimensioni uno dei più importanti del nostro Paese. Almeno a giudicare dall’entusiasmo  col quale l’ipotesi di rinnovo è stata salutata, l’indomani della firma, da parte delle tre sigle sindacali firmatarie. Sia per quanto concerne i buoni risultati in materia salariale (112 euro medi di aumento per il quinto livello, secondo la sintesi sindacale) sia per la riforma degli inquadramenti, ossia i due temi maggiormente proposti all’attenzione del grande pubblico. 

 

«Un risultato straordinario» per la segretaria generale della Fiom-Cgil, Francesca Re David, cui ha fatto subito eco il segretario generale della Cgil Landini, che ha definito in un tweet l’accordo raggiunto «un investimento sul lavoro e sul futuro del sistema industriale». «Oggi i metalmeccanici fanno la storia, rinnovando il miglior contratto degli ultimi anni» ha commentato il segretario generale della Uilm-Uil, Rocco Palombella, ricordando l’intesa raggiunta sul tema, particolarmente divisivo, del salario, finalmente allineato alle aspettative e ai contenuti della piattaforma Fim Fiom Uilm. Un accordo che si propone di dare a 1 milione e 600 mila lavoratori un nuovo contratto, twitta la Fim-Cisl, segno tangibile della «voglia di approfondire le relazioni tra le parti sociali in maniera concreta» chiosa il segretario generale Benaglia. 

 

Ricostruendo a ritroso la proiezione pubblica di una vertenza travagliata, risulta interessante osservare come a giustificare l’entusiasmo per la sigla sia stata la dinamica della vertenze. Re David in un’intervista a Class CNBC sostiene che il risultato raggiunto, mettendo al centro il salario senza trascurare gli aspetti innovativi dell’inquadramento, sia frutto della «correttezza e della trasparenza delle relazioni industriali anche nei momenti di grande conflittualità» Nell’intervista concessa ad ADAPT Re David afferma poi che «l’incrocio tra la capacità di relazione e la riscoperta del valore della contrattazione sono l’elemento forte di questo rinnovo contrattuale». 

 

Significativo anche quanto puntualizzato da Roberto Benaglia durante lintervista per Bollettino ADAPT secondo cui il risultato «non è stato possibile perché abbiamo fatto a spallate o ore di sciopero» ma grazie ad un riconoscimento della centralità del tema della professionalità da parte della contrattazione collettiva. 

 

Rocco Palombella, segretario generale di Uilm-Uil sottolinea il valore simbolico per l’intero sistema Paese perchè raggiunto in un periodo di crisi economica, sociale e industriale. 

 

Non meno entusiastica la reazione della controparte datoriale. Alberto Dal Poz, presidente di Federmeccanica, esalta la firma dell’ipotesi di rinnovo in un editoriale a sua firma sul Corriere di Torino sostenendo che il vero risultato sarebbe stato il raggiungimento e «consolidamento del nuovo paradigma digitale e alla sempre più netta affermazione della Sostenibilità intesa come unica via per dare un futuro all’umanità». Anche il direttore generale Franchi nellintervista rilasciata a ADAPT, afferma che il contratto si pone in continuità con il percorso già intrapreso nel 2016 «dal punto di vista dello spirito e dei contenuti». In particolare l’accento va posto sulla professionalità, le competenze trasversali e il miglioramento continuo e l’innovazione, valorizzati dalla riforma sull’inquadramento

 

Federmeccanica sottolinea cioè il merito della proposta operativa promossa con tanto di comunicato stampa il 26 novembre scorso, che aveva permesso al negoziato di riprendere dopo il blocco delle trattativa in corso dall’ottobre 2020. Il cuore della proposta era costituito dalla riorganizzazione del sistema di classificazione e inquadramento, fermo dagli anni Settanta e progressivamente rimandata di rinnovo in rinnovo. Federmeccanica apriva così ad un aumento complessivo (il cosiddetto Tec, trattamento economico complessivo) pari a 65 euro totali a regime per il periodo 2021-2023. La somma proposta risultava comprensiva dell’adeguamento dei minimi dell’inflazione misurata ex post dall’indice Ipca e di un aumento coincidente con la riforma degli inquadramenti. 

 

Federmeccanica in questa fase tornava attiva sui social e anche Assistal si esprimeva positivamente attraverso i propri canali comunicativi definendo il rinnovo quale un «Contratto per il lavoro. Il rinnovamento continua». Veniva, dunque, definito un serrato calendario di incontri a partire dalla settimana seguente. 

 

Le sigle sindacali avevano accolto la proposta operativa di Federmeccanica con reazioni meno compatte di quelle osservate a seguito della sigla dell’ipotesi rinnovo. Questi i commenti dei segretari delle tre sigle sindacali coinvolte nel rinnovo. Per Francesca Re David, al vertice della Fiom Cgil, «è importante da un punto di vista formale che la proposta di Federmeccanica presenti un aumento salariale». Nello stesso tempo però Re David parlava di una «proposta inadeguata». Fim Cisl twittava: «Le proposte di Federmeccanica-Assistal sono base di partenza utile per accelerare il negoziato». D’altra parte anche per Roberto Benaglia si riscontravano ancora molte distanze. «Nel documento di Federmeccanica-Assistal ci sono quasi tutti i capitoli della nostra piattaforma, e questo vuol dire che c’è una base da cui partire — concordava Rocco Palombella della Uilm —. Ma è chiaro che i 65 euro di incrementi salariali mensili, in cui solo l’Ipca alimenterà i minimi contrattuali, sono ben distanti dalla nostra proposta».

 

Si trattava comunque di una proposta significativa dato che seguiva lo sciopero indetto unitamente dalle tre sigle sindacali poche settimane prima, il 5 di novembre 2020. Una decisione che alcuni osservatori avevano interpretato come un vero e proprio atto di forza e di irresponsabilità sociale da parte di Fiom, Fim e Uilm. Erano i giorni in cui gran parte del Paese si apprestava a vivere il secondo rigido lockdown, accompagnato dalle proteste contro le misure di contenimento della pandemia. Lo sciopero di 4 ore che si era consumato il 5 novembre aveva così fomentato una narrativa, osservata anche in occasione del successivo sciopero dei dipendenti pubblici, che individuava nei sindacati i difensori dei propri interessi particolari. Eppure, a ben vedere, i sindacati stessi erano consci dei rischi che andavano correndo, come raccontano le parole di Roberto Benaglia, segretario della Fim-Cisl, in un’intervista a Radio 1 (si veda a riguardo il commento di Francesco Nespoli, Metalmeccanici: uno sciopero tra distrazione mediatica e attenzione organizzativa).

 

Secondo i sindacati, sarebbero state proprio le difficili condizioni vigenti agli inizi dello scorso novembre a rendere opportuna l’extrema ratio dello sciopero, al fine di attirare l’attenzione politica e difendere il reddito dei lavoratori. «Mai come ora – scrivevano i sindacati in un comunicato congiunto – gli aumenti salariali e l’estensione dei diritti dei lavoratori – a partire dal diritto di lavorare in salute e sicurezza – la formazione, il contrasto alla precarietà, la difesa dell’occupazione, rappresentano la ricetta necessaria per superare la crisi sanitaria ed economica, per rilanciare l’industria e qualificare il lavoro di operai, tecnici ed impiegati». 

 

E proprio in questo quadro si può leggere l’intesa attività comunicativa, esercitata sulle rispettive piattaforme social da parte di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil dei giorni attorno alla data dello sciopero. La Fim sul proprio account Twitter indicava allora il «contratto come il vaccino sociale dei lavoratori» impiegati nel settore metalmeccanico, solleticando il confronto con la ricerca, allora ancora tutta aperta, di un rimedio che potesse finalmente immunizzare la popolazione dal Covid-19. Nel comunicato congiunto rilasciato dalle tre sigle sindacali si proclamava l’alta adesione dei lavoratori e delle lavoratrici allo sciopero generale […] a sostegno del rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro» su tutto il territorio nazionale. «Un segnale forte» quello di incrociare le braccia per 4 ore, e in alcuni casi per l’intera giornata lavorativa, che rispondeva «all’intransigenza di Federmeccanica/Assistal», le quali rifiutando le richieste salariali e normative contenute nella piattaforma, venivano indicate come responsabili del blocco della trattativa per il rinnovo del CCNL.

 

Fin qui ricostruita la vicenda, pare chiaro come un firma dell’ipotesi di rinnovo solo tre mesi dopo l’atto di forza dei sindacati non potesse essere tra le ipotesi ritenute più verosimili nemmeno dalle parti stesse. Il percorso seguito anche a livello comunicativo rende evidente la distanza tra i toni di aperto scontro e quelli di soddisfazione per la firma dell’ipotesi di accordo. Resta ora da vedere se, al di là della probabile convalida dell’ipotesi da parte dei lavoratori, il nuovo contratto collettivo saprà esprimere effetti tangibili per la vita dei lavoratori e delle imprese, sufficienti a non smentire agli occhi dei diretti interessati le declamazioni delle parti firmatarie. Non solo sulle materie più innovative e meno comunicate (dalla partecipazione al nuovo fondo per la formazione), ma anche rispetto ai due pilastri del rinnovo comunicato: aumenti salariali e riclassificazione dei lavoratori.

 

Serena Bergamaschi

Scuola di dottorato in Apprendimento e innovazione nei contesti sociali e di lavoro

ADAPT, Università degli Studi di Siena

@SerenaBergamas1

 

Francesca Di Credico

Scuola di Dottorato di ricerca in Apprendimento e Innovazione nei contesti sociali e di lavoro

ADAPT, Università degli Studi di Siena

@dicredicofra

 

Cecilia Leccardi

Scuola di dottorato in Apprendimento e innovazione nei contesti sociali e di lavoro

ADAPT, Università degli Studi di Siena

@CeciliaLeccardi

 

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