Boom di contratti precari: sicuri che il Jobs Act sia stato un successo?

So che siete stanchi del dibattito sull’attribuzione dei meriti per la creazione di occupazione in Italia: lo sono anch’io, quanto e più di voi. Ma penso sia comunque utile valutare il fenomeno e contestualizzarlo nel quadro della ripresa congiunturale europea, che è innegabile e discretamente vigorosa. Poi, la politica è l’arte delle correlazioni spurie, come noto. E allora leggiamo il dato sul mercato italiano del lavoro in agosto, e facciamoci qualche domanda.

 

Dai dati Istat vediamo che il numero di occupati dipendenti aumenta in un anno di 417 mila unità ma di queste solo 66 mila sono a tempo indeterminato. Che si può dire di un sistema economico che produce l’85% di nuova occupazione sotto forma “precaria”? Soprattutto, come commentare questo dato con i pestoni sulla grancassa per il Jobs Act “che funziona”? Perché, se non vado errato, l’idea cardine del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti era proprio quella di fare aumentare questa tipologia di contratti rispetto al tempo determinato. Voi lo ricordate, vero? Ricordate i proclami di Matteo Renzi in materia? Ecco, ora quei proclami sono mutati all’enfasi sul numero assoluto di impieghi creati, purchessia. Che, a lume di logica, con la ratio politica del Jobs Act nulla c’entra…

 

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