Bentivogli: “Ilva? La politica non sa nulla d’industria, ormai le fabbriche sono solo un bacino elettorale”

Gli operai dell’Ilva incrociano le braccia contro la proposta di piano industriale di AM InvestCo, che prevede 4mila esuberi. E il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda annulla il tavolo tra le parti previsto al Mise, facendo sapere alla società di cui è capofila Arcelor Mittal che non è accettabile aprire il confronto senza garantire le condizioni salariali e contrattuali. «La trattativa si annuncia lunga e complicata», commenta Marco Bentivogli, segretario della Fim Cisl, che si sarebbe dovuto sedere al tavolo del Mise. «Ma tutto questo è frutto di anni di scelte sbagliate e superficiali. Il problema è che il nostro ceto politico è a-industriale, cioè privo di cultura industriale e lavoristica».

 

Bentivogli, cosa ne pensa della reazione di Calenda?
Nei giorni scorsi abbiamo chiesto un coinvolgimento pieno del governo. E apprezziamo la reazione dura di Calenda. Significa che il governo non è stato alla finestra. Non si può partire da troppo indietro nella trattativa. La negoziazione già è difficilissima, se poi fanno i gamberi rispetto ai patti iniziali è ancora peggio

 

Cosa c’è sul tavolo?
Non è solo una questione di esuberi. Su questo noi abbiamo detto che non accettiamo alcun licenziamento. Bisogna pensare anche al piano industriale che deciderà il destino dell’Ilva. Serve un piano di investimenti per il sito di Genova, e soprattutto per il rilancio di Taranto. In questi anni di commissariamento non è stato fatto alcun investimento nella manutenzione degli impianti tarantini, per cui si riparte da molto indietro…

 

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