Autisti e facchini: guerra tra ultimi in mezzo ai pacchi di Amazon e Ikea

Milano – La modernità e il suo contrario. L’ecommerce e il lavoro da schiavi. Le contraddizioni che attraversano i grandi poli logistici come Piacenza sono laceranti e purtroppo episodi luttuosi come quello di ieri si possono ripetere quasi quotidianamente.

La verità è che la filiera italiana della logistica, un settore decisivo per lo sviluppo delle economie moderne, opera in totale spregio alla qualità del servizio e del lavoro.

I committenti pur di risparmiare si servono di un sistema di appalti e subappalti con pochi controlli e nel quale si può infiltrare letteralmente di tutto. Padroncini senza scrupoli, false cooperative, caporalato etnico, criminalità organizzata e piccoli sindacati spregiudicati.

È la realtà di una terza classe operaia, assai differente dalle tute bianche dell’industria 4.0 o anche dai tradizionali operai delle linee di montaggio, è un proletariato dei servizi composto al 90% da lavoratori extracomunitari.

Sono per lo più marocchini, tunisini e pachistani, reclutati anche tramite gli imam, che accettano di lavorare in dumping con paghe e orari assai distanti da quelli previsti dal contratto nazionale. Straordinari compresi si arriva ai mille euro. Mentre tra i metalmeccanici gli operai immigrati sono vicini alle organizzazioni confederali e li si può vedere facilmente nei cortei e nei volantinaggi, tra i 400 mila facchini che lavorano in Italia per Cgil-Cisl-Uil lo spazio è stretto e ad aver la meglio sono i vari Cobas…

 

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