Attività pratiche fuori dal contesto lavorativo nell’IeFP: tra emergenza e ordinarietà

ADAPT - Scuola di alta formazione sulle relazioni industriali e di lavoro
Per iscriverti al Bollettino ADAPT clicca qui
Per entrare nella Scuola di ADAPT e nel progetto Fabbrica dei talenti scrivi a: selezione@adapt.it

Bollettino ADAPT 3 maggio 2021, n. 17

 

I percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) si caratterizzano per una stretta relazione con il mondo del lavoro che trova la sua espressione anche attraverso lo svolgimento di attività di formazione in contesto lavorativo. Gli strumenti più utilizzati sono quelli dell’alternanza scuola-lavoro e dell’apprendistato di primo livello, tuttavia gli ordinamenti regionali possono prevedere l’utilizzo di ulteriori modalità di sviluppo delle competenze professionali.

 

Dato che l’accesso ai percorsi di IeFP avviene dopo l’ottenimento della licenza media inferiore, i destinatari delle attività formative possono avere, soprattutto nelle prime annualità, un’età inferiore ai 15 anni. Per questo motivo è necessario che si sviluppino modalità di formazione che simulino il contesto lavorativo in un ambiente diverso dal luogo di lavoro.

 

Anpal Servizi ha condotto un’indagine pubblicata a marzo 2021 (Anpal Servizi, L’attività pratica presso le istituzioni formative – Report sullo stato dell’arte e sulle prospettive) in cui analizza le diverse modalità di svolgimento delle attività pratiche al di fuori del contesto lavorativo. In particolare, dai dati raccolti dalle 184 istituzioni formative provenienti da 13 regioni emergono tre tipologie di attività:

  • i compiti di realtà (o project work) definiti come “attività che rispondono ad una commessa, che sono limitate alla produzione di beni o all’erogazione di un servizio e quindi circoscritte nel tempo e nei contenuti rispetto alle attività che comprendono anche i processi aziendali a monte e a valle della produzione di beni o erogazione di servizi”;
  • l’impresa formativa simulata, in cui “gli allievi svolgono attività funzionali a riprodurre i vari processi aziendali necessari a svolgere una commessa”;
  • l’impresa formativa è simile all’impresa formativa simulata ma prevede che gli allievi partecipino alla produzione di beni o all’erogazione di servizi che saranno poi direttamente immessi sul mercato.

L’85% delle esperienze sono state distribuite lungo tutto il percorso formativo, a riprova che tali attività sono intese come caratterizzanti del percorso e vengono dunque solo raramente relegate a specifici momenti del percorso formativo. L’obiettivo principale di ognuna delle tre tipologie di attività è quello di acquisire, sviluppare e valutare competenze tecnico-professionali, tuttavia è data rilevanza anche alle competenze trasversali e a quelle di base.

 

Oltre l’80% del campione si riferisce ad esperienze attivate nell’ambito di percorsi di Istruzione e Formazione Professionale per l’ottenimento della Qualifica (61%) o del Diploma (21%) di IeFP. Anche in questi casi resta essenziale il rapporto tra enti di formazione e tessuto produttivo locale, su cui si basa l’intero sistema di Istruzione e Formazione Professionale. Le imprese, infatti, danno il proprio apporto sia nella fase di progettazione, proponendo prodotti e servizi da realizzare, che nella fase di esecuzione mettendo a disposizione strumenti e attrezzature.

 

A causa dell’emergenza sanitaria, gli enti di formazione hanno avuto la necessità di utilizzare le stesse modalità formative per tutti gli allievi, a prescindere dall’età, per garantire lo sviluppo delle competenze professionali. Allo stesso modo, le Regioni hanno in parte dovuto adeguare i propri ordinamenti, anche solo in via eccezionale, per far fronte alle necessità didattiche degli allievi anche in presenza delle restrizioni previste a livello nazionale e locale.

 

La filiera professionalizzante, infatti, è stata interessata dalle misure di contenimento della diffusione del contagio su due fronti: da una parte la sospensione delle attività didattiche in presenza ha limitato le possibilità di utilizzo dei laboratori e dall’altra la chiusura di specifiche attività economiche ha ridotto le opportunità di svolgere attività di alternanza scuola-lavoro e di attivare contratti di apprendistato.

 

Regione Lombardia, ad esempio, ha previsto all’interno delle proprie Indicazioni regionali per l’ordinato avvio dell’anno scolastico e formativo 2020/2021, approvate con deliberazione di Giunta Regionale 20 luglio 2020, n. 3390, la possibilità di svolgere la formazione in contesto lavorativo attraverso l’utilizzo del project work e l’attivazione dell’alternanza scuola-lavoro protetta in deroga ai limiti di età.

 

Anche alcune scuole hanno dovuto adattare le proprie attività didattiche al contesto pandemico. Data l’impossibilità di svolgere i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO) presso i locali aziendali, alcuni istituti scolastici hanno organizzato delle attività sostitutive di project work grazie ai propri rapporti con le imprese locali (si veda sul punto T. Galeotto, L’alternanza scuola-lavoro al tempo del Covid-19: il caso del lavoro su “commessa” all’Istituto Gadda di Fornovo di Taro).

 

Lo sviluppo e la diffusione di questo tipo di attività, anche dal punto di vista normativo, sono precedenti al contesto emergenziale. A livello nazionale, l’articolo 1, comma 35 della legge 13 luglio 2015, n. 107 prevede tra le modalità di svolgimento dell’alternanza scuola-lavoro lo strumento della “impresa formativa simulata”.

 

In ambito scolastico le modalità attuative sono state definite dal Ministero attraverso una guida operativa e, più di recente, le Linee guida dei Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento hanno riconosciuto nell’impresa formativa simulata uno strumento che permette agli studenti l’acquisizione di tutte le competenze chiave europee.

 

 

Nell’ambito dei percorsi di IeFP, l’attuazione di questi strumenti è spesso correlata alla loro regolazione all’interno dell’ordinamento regionale. Alcune regioni, infatti, prevedono all’interno dei propri ordinamenti dei metodi formativi alternativi all’alternanza scuola-lavoro e all’apprendistato.

 

La deliberazione della Giunta Regionale 7 novembre 2016, n. 16-4166 di Regione Piemonte recante “Legge regionale 63/1995. Indirizzi per la programmazione triennale in materia di offerta di percorsi di istruzione e formazione professionale periodo 2017 / 2020” prevede che il sistema duale possa essere attuato anche attraverso l’impresa formativa simulata, “quale strumento propedeutico all’alternanza scuola-lavoro o all’apprendistato, in particolare per gli studenti quattordicenni”.

 

Allo stesso modo, Regione Lombardia nell’allegato A alla deliberazione di Giunta regionale 30 marzo 2020, n. 2997  prevede l’utilizzo dell’impresa formativa simulata per i percorsi personalizzati per allievi con disabilità (PPD) nonché la possibilità di servirsi dello strumento dell’alternanza scuola-lavoro protetta “per gli allievi che non abbiano ancora compiuto il 15° anno di età”.

 

L’utilizzo di modalità didattiche pratiche che esulino dal contesto lavorativo è già previsto in diversi ordinamenti regionali. Questi strumenti possono rappresentare una buona alternativa all’alternanza o all’apprendistato laddove, per motivi di necessità anche personali del singolo allievo, non sia possibile servirsi dei metodi più comuni di formazione in contesto lavorativo.

 

Gaetano Machì

Scuola di dottorato in Apprendimento e Innovazione nei contesti sociali e di lavoro

ADAPT, Università degli Studi di Siena

@Gae95

 

Attività pratiche fuori dal contesto lavorativo nell’IeFP: tra emergenza e ordinarietà