Alcoa, Cevital e Ilva. Cosa succede alla siderurgia italiana?

Settembre per i metalmeccanici significherà non solo la ripresa della mobilitazione utile al rinnovo del contratto nazionale di categoria, ma anche una serie di incontri da tenere per sostenere il settore della siderurgia. In questo senso le vicende relative alle vertenze Alcoa, Aferpi ed Ilva rappresentano gli esempi più eclatanti della ripresa dell’attività sindacale dopo le ferie agostane.

 

Alcoa smobilita Portovesme

 

La multinazionale Alcoa ha fatto sapere ad inizio settimana che non produrrà mai più alluminio nell’impianto sardo di Portovesme, nel Sulcis. Dopo mesi e mesi di lotta contro la decisione del colosso dell’alluminio di voler abbandonare la Sardegna, anche il ministero dello Sviluppo economico ha definito l’annuncio “inatteso e inopportuno”. In riferimento al comunicato stampa di Alcoa, il Ministero dello Sviluppo Economico ha precisato che il ministro Carlo Calenda ha convocato già nelle scorse settimane un incontro con i vertici della società americana. “Risulta pertanto –conclude il dicastero-  inatteso ed è considerato quantomeno inopportuno l’annuncio diramato dall’Azienda relativo ad un piano di attività per il sito di Portovesme, la cui realizzazione sarà dunque oggetto dell’incontro in questione”. Da parte sua l’Alcoa ha sottolineato  che la decisione è stata presa “dopo aver constatato l’impossibilità di trovare un acquirente per lo smelter”. L’attività produttiva è stata interrotta a novembre 2012 e lo stabilimento è stato chiuso ad agosto 2014. “A partire dall’interruzione dell’attività produttiva – ha ricordato la multinazionale americana- considerevoli sforzi sono stati compiuti per trovare un acquirente idoneo, ma le condizioni del mercato dell’alluminio non l’hanno consentito”. I sindacati sono pronti per riprendere la lotta. Duro il commento di Marco Bentivogli, segretario della Fim: “Il comunicato di Alcoa a firma di Rob Bear, vice Presidente delle attività di Transformation –ha denunciato pubblicamente- è sintomatico della gravità della situazione. In realtà non è assolutamente vero che Alcoa in questi quattro anni dalla chiusura dello smelter, abbia collaborato con il Governo alla ricerca di un nuovo acquirente”. Negli ultimi quattro i lavoratori dell’Alcoa  hanno sofferto disagi, ma si sono mobilitati con tante manifestazioni locali e anche a livello nazionale. In questa vertenza sono coinvolti  420 lavoratori diretti e 350 addetti degli appalti. I sindacati metalmeccanici  del Sulcis Inglesiente hanno compiuto diverse forme di protesta che hanno avuto successo mediatico:per ultimo, solo pochi mesi fa, i segretari Fim, Fiom e Uilm, Rino Barca, Roberto Forresu e Daniela Piras, sono rimasti per  giorni a 60 metri d’altezza su un silos dello stabilimento. All’origine della decisione di Alcoa c’è stata la multa da 300 milioni di euro inflitta nel 2011 dalla Commissione europea che ha dichiarato le tariffe preferenziali riconosciute alla multinazionale quali aiuti di Stato illegittimi…

 

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